Cowboy Bebop… perchè vederlo!


Era il 3 Aprile 1998 e su Tokyo TV faceva la sua prima comparsa カウボーイビバップ, altresì conosciuto come Cowboy Bebop e che fece subito colpo su critica e pubblico.

Ideata e diretta da Shin’ichirō Watanabe, questa particolare serie animata si distingue subito per stile, semplicità, immediatezza e (letteralmente) sound.

La ricercatezza della “stilosità” di Watanabe è in ogni dove: nel nome scelto per ogni episodio, spesso è infatti il titolo di una canzone o di un genere musicale, rigorosamente jazz, funky, blues(y), swing o country, senza tralasciare l’hard rock e il metal; oppure nello stile visivo e nel tratto con cui vengono rappresentati e animati i fondali, sempre pieni di particolare e i personaggi a schermo.

Forse però Cowboy Bebop non sarebbe stato lo stesso se a dar man forte alla produzione non ci fosse stata Yōko Kanno, autrice e compositrice di tutta l’Original Sound Track.

Memorabile è infatti la sigla di apertura, Tank! che con il suo sound frenetico e travolgente scandisce con regolarità il vero inizio di ogni puntata.

Quel “fil rouge” chiamato Trama

Tornando agli esordi, il pilota è l’icona di tutta la serie poichè nel giro di 20 minuti scarsi mostra tutta l’essenza di quello che sarà poi 26 episodi dopo Cowboy Bebop!

Asteroid Blues, questo il nome del primo episodio, apre con una sequenza di flashback nella quale il protagonista, tale Spike Spiegel, ricorda un momento cruciale della sua vita, accompagnato fedelmente dal suono di un carillon che “imita” le note di Adieu.

E proprio la componente narrativa è il “fil rouge” che unisce ogni puntata l’una a l’altra, senza mai essere prevaricante sulla tematiche che Watanabe decide di affrontare di volta in volta.

La storyline principale è “sottile”, alle volte quasi invisibile ed evanescente per il modo in cui viene affrontata, e raccontata da piccoli momenti ritagliati spesso in situazioni che non hanno nulla a che fare con la stessa, un meta-ossimoro narrativo se vogliamo.

Nonostante spessissimo si respiri un’aria goliardica e spensierata, tutta la produzione è intrisa di malinconia, ricordi traumatici, memorie perdute, abbandoni mai chiariti e soprattutto amori…  turbolenti e travagliati, di quelli che ti fanno male e che rimangono tatuati a fuoco nella mente.

La regìa tratta tutto con una forte nota filosofica, con maturità e a volte, si arrivano a toccare paradigmi psicologici esistenziali.

Badate bene, che di momenti esilaranti, di pura ironia quotidiana e situazioni al limite e fuori di testa non mancheranno, anzi, saranno spesso la parte centrale ma cederanno volentieri il “testimone” a spaccati di cui sopra e saranno proprio questi a rimanere nel cuore degli spettatori… per sempre!

L’equipaggio del Bebop

Un rapido excursus di presentazione dei protagonisti e comprimari è più che doveroso per dare un senso di concretezza a tutto ciò che sto scrivendo (altrimenti sarebbe solo fuffa).

Spike Spiegel è un cacciatore di taglie esperto nel combattimento corpo a corpo, ex membro della banda mafiosa Red Dragon, con una spiccata propensione al cibo, al pericolo e alla curiosità. Istintivo e disilluso, Spike è un uomo che, dopo essersi separato da Julia, l’unica donna che abbia mai amato, si considera già morto e la sua vita non trova più un senso, perciò non ha più aspettative per il futuro ed è segnato da un indelebile espressione stanca e indolente, giustificata da una frase ricorrente:

Spike_Spiegel_as_drawn_by_the_creators

“…Vivo in un sogno da cui non riesco a svegliarmi…”

Jet Black è il suo socio, ex investigatore della polizia a cui aveva consacrato la propria vita; anch’esso dopo essere rimasto deluso ed abbandonato in amore decide di mettersi per conto suo e diventa un cacciatore di taglie e continua dare la caccia ai malviventi.

Ossessionato (come tutti del resto) dalle glorie del passato, rimane costantemente inorridito dalla corruzione dilagante di un sistema per cui lui stesso aveva lavorato e convincendosi sempre maggiormente che il mondo in cui viveva un tempo non sia mai esistito.

E’ spesso l’unico che riesce a tangere l’animo cinico di Spike e farlo ragionare, seppur sempre nei limiti della testardaggine di quest’ultimo .

JetBlack00

“…L’onestà è spesso un lusso…”

Terza incomoda e quasi coinquilina fastidiosa, Faye Valentine è una sexy truffatrice e cowgirl amante del gioco d’azzardo nel quale però non sembra mai fortunata.

Avvolta da un passato misterioso, Faye si nasconde dietro un’arroganza e cinica strafottenza che cerca di coprire la personalità emotivamente sensibile e vulnerabile che gli appartiene di natura e che, per questo motivo, si costringe ad “abbandonare prima di essere abbandonata”.

Spesso cercherà di rimanere indipendente e di fregare i suoi compagni di viaggio, ma come una pecora torna al gregge, anche lei tornerà sempre dagli unici veri amici che le rimangono.

Faye_valentine

“…Le promesse esistono solo per non essere mantenute…”

Infine la coppia “simbiotica” più stravagante e ironica dell’equipaggio del Bebop.

Il Welsh Corgi Pembroke super-intelligente Ein e il genio esuberante e quantomai esotico di Radical Edward (Ed per gli amici), ragazzina intelligentissima e brillante hacker di professione.

Il primo è un cane che sale a bordo dopo poche puntate dall’inizio della serie e che si affeziona ai padroni di casa. Nonostante sia sottovalutato da Spike e Jet, Ein si dimostrerà spesso per quello che è veramente, un cane di una specie rarissima, valutato milioni di crediti, e dotato da un’intelligenza superiore alla media.

Ed, invece, è l’unica protagonista che ha deciso di sua spontanea volontà di salire a bordo del Bebop e nonostante le titubanze iniziali di Faye, Spike e Jet, dimostrerà il suo indiscusso valore come hacker risultando di vitale importanza per la squadra.

Anche lei ha un subito la non-presenza da parte di un padre irresponsabile e spesso assente che l’ha abbandonata e lasciata a completamente a sé stessa.

E’ molto interessante vedere come la realizzazione tecnica sia stata molto particolare su di lei, infatti i movimenti, la postura,i gesti e le parole di Edward sono spesso “ipnotici” e senza senso… come se l’autore avesse voluto creare un marcato paradosso incarnato proprio in una ragazzina di 10 anni.

Ein

“…Credo di saperlo, non credo di saperlo, credo di sapere di saperlo, credo di non sapere di saperlo, credo di non sapere…”

Il mondo del futuro

L’universo immaginifico pensato da Watanabe è carismatico ed ha una propria storia e non viene raccontata con spiegoni ed espedienti narrativi banali, ma bensì viene mostrato pezzo dopo pezzo durante le avventure dei nostri cowboy.

Nel futuro l’uomo crea dei gate, dispositivi gravitazionali che permettono di effettuare dei viaggi nell’iperspazio. Nel 2022 uno di questi in fase di sperimentazione esplode, danneggiando la Luna e causando una pioggia di meteoriti e asteroidi che danneggiano irrimediabilmente la faccia della Terra.

Fortunatamente la scoperta di questi gate permise ai sopravvissuti di colonizzare i pianeti circostanti come Saturno, Venere e molti altri.

Le avventure dei nostri eroi partono circa nel 2071, quando ormai Marte è diventato il nuovo pianeta principale, pienamente ricolonizzato dalla società umana portatrice di tutto il male che esisteva prima sulla Terra: terrorismo, crimine organizzato, cartelli della droga e un governo corrotto fino al midollo.

In questo ecosistema futuristico ma dalla spiccata visione western e anni ’70, i “cowboy” sono coloro che, in cambio di una taglia, vanno alla ricerca dei banditi, sostituendo di fatto il lavoro della Inter Sola System Police (ISSP).

Perchè vedere Cowboy Bebop!

I motivi dietro a questa affermazioni possono essere davvero tanti e di diversa natura.

Prima di tutto si tratta di una serie tv avvolgente, appassionante e che potrebbe essere adatta a molti gusti.

In seconda battuta, dura (ahimè) solo 27 episodi, ognuno dei quali ha una durata di 20 minuti. Anche se potrebbe sembrare stupido, il fattore brevità farà si che ogni episodio possa essere divorato e non risulti mai palloso o fine a sé stesso.

Se cercate un motivo se ne può trovare nei protagonisti, davvero caratterizzati in ogni minimo gesto, in ogni parola e in ogni pensiero espresso e non.

Sono infatti caratterizzati da un profondo senso di solitudine e rassegnazione, nonché da un rapporto conflittuale con il proprio passato che li porta ad affrontare in modo disilluso i loro turbamenti interiori, l’empatia che si prova per loro non è dovuto solo a questo (non solo per questo, per lo meno) ma anche per l’autenticità e l’ironia dei gesti quotidiani, come il lamentarsi della pessima cucina di Jet, del fastidioso abbaiare di Ein o dell’essere sempre senza una lira.

L’anima seriosa e introspettiva di Cowboy Bebop esce fuori sempre nei momenti giusti, e non è mai nè troppa nè troppo poca, e fa da contraltare alla goliardia e alle situazioni paradossali che si affrontano ad ogni episodio.

Menzione d’onore per la colonna sonora che, torno a dirlo, svolge un lavoro di caratterizzazione ed immedesimazione nel mondo futuristico che non ha eguali.

Si avvicenderanno infatti brani jazz, blues, country, funky ,swing e… bebop per creare emozioni più uniche che rare e che, sono sicuro, saranno irripetibili!

Vi ho dato tutti gli strumenti per comprendere ed apprezzare qualcosa che è difficile da spiegare a parole e se proprio non volete credere a me, ci ha comunque pensato la critica internazionale a coronare questa serie come capolavoro dell’animazione nipponica, e numerosi critici oggi lo considerano uno dei migliori anime di tutti i tempi.

Concluderò con una frase che ricorsivamente torna al termine di ogni episodio e che è un invito rivolto da Shin’ichirō Watanabe a tutti noi, perchè in fondo sapeva che tutti quanti noi siamo dei “ragazzi mucca”…

…See You Space Cowboy!

6 pensieri su “Cowboy Bebop… perchè vederlo!

  1. Ottima presentazione di una bellissima serie.

    Non sono un particolare amante del genere, ma per Cowboy Bebop è stato amore a prima vista.
    Lo stile del disegno, la cura al dettaglio nell’ambientazione e la colonna sonora mi hanno catturato e mi sono innamorato del dinamismo con cui sono state realizzare le scene di azione. I movimenti di Spike sono fiQuissimi.

    Il mio unico problema è stato con la trama portante, che ho trovato abbastanza scontata. Evito commenti specifici per evitare gli spoiler, ma ho apprezzato molto di più le puntate in cui ci si allontanava dal racconto principale e meno quelle che lo trattavano più da vicino. Come mi è successo con diverse altre serie, non mi è piaciuto per nulla il finale, ma è una questione molto soggettiva.

    Nel concludere, torno all’apertura: bellissima serie.

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